Eravamo in sette e volevamo dei caffè. Eravamo in una città spagnola abbastanza turistica. Ma era una mattina nei giorni di Natale per cui c'erano pochi bar aperti.
Abbiamo girato un po' e siamo poi finiti in un bar caratteristico, nella periferia del centro. Era caratteristico perchè c'aveva dentro delle prese elettriche rotte coi fili scoperti; c'era un vecchio forno di inox unto e annerito dall'uso abbandonato nell'ingresso; c'erano bomboloni alla crema con la glassa sopra, appoggiati su un bancone ad aromatizzarsi perchè fino a gennaio nei locali spagnoli si può fumare; c'era la tipica boiserie risalente agli anni settanta.
Insomma, caratteristico.
Come anche il barista.
Che aveva gli occhiali a fondo di bottiglia opaco risalenti alla stessa epoca della boiserie e sfoggiava anche un capello unto che ben si accompagnava all'untuosità del bombolone.
Ci guarda e ci chiede "Cosa prendete?".
Il dialogo è stato il seguente.
- Prendiamo quattro caffè espresso
- Quattro caffè come?
- Espressi, corti
- Corti?
- Si, corti, ristretti. Poi un cappuccino
- Il cappuccino non c'è. ...C'è caffè con latte
- Va bene caffè con latte
- Allora: tre caffè....
- No, QUATTRO caffè, un cappuccino e anche due caffè macchiati
- Macchiati?...Intendete cortado?
- Si, due cortado.
- Allora: due caffè cortado, un caffè con latte e quanti espressi?
- QUATTRO espressi
- Ricapitoliamo: quattro espressi, un cappuccino e poi?
...
Dopo venti minuti finalmente siamo riusciti a ordinare.
Ci chiede: "Volete anche qualcosa da mangiare?"
Vista l'incredibile memoria del barista e l'aspetto caratteristico delle delizie sul bancone, abbiano declinato gentilmente l'offerta.
Prendiamo i nostri caffè che erano fatti con una vecchia macchina che sputazzava fuori brodino caldo al gusto di caffè. Sembravano quelli fatti male con la moka, quando la dimentichi sul gas e il tutto si annacqua e sbruciacchia un po'. Ecco, quel gusto lì.
Poi arriva il momento del conto. "Quanto fa?"
E il barista: "Un secondo."
Si volta, prende un notes, una penna e comincia a scrivere. Scrive ancora, fa la prova del nove. Scrive ancora, ricontrolla, chiama un altro barista, ricontrollano insieme i calcoli, poi cancella, riscrive, ricalcola, ricontrolla e finalmente si volta e ci fa:
"13 euro e 60".
E non vi dico l'odissea a darci il resto.
Credo che sia abituato a un cliente solo per volta: per cui debba prendere una sola ordinazione e non debba impegnarsi in difficilissime somme matematiche.
Anzi, mi sa che non sia abituato proprio a nessun cliente.
Personalmente adoro i locali caratteristici: è garantito che se ne esce sempre con una storia pittoresca da raccontare.
Sempre che se ne riesca a uscire sani.
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